Finalmente torno a partecipare all’appuntamento mensile con la cucina aperta di Quanti modi di fare e rifare, questa volta con una profumata ricetta dolce, gli amaretti di Nicola e Clara, amici no-blogger della Cuochina e delle carissime Anna e Ornella. Per quanto il blog rappresenti per me un un importante momento di crescita, di studio e di libero sfogo della mia creatività, il tempo che riesco a dedicarvi spesso è limitato. Così capita raramente che riesca a pubblicare più di un paio di articoli al mese, nonostante la mia attività ai fornelli produca un numero sicuramente più elevato di ricette. E’ sufficiente che alcuni impegni di famiglia si accavallino, o che ci si ritrovi tutti alle prese con i virus che arrivano dalla scuola materna, e il blog finisce per restare in stand by anche per settimane. Quindi sono doppiamente felice di essere di nuovo qui a cucinare tutti insieme, e di farlo con una ricetta della tradizione: gli amaretti.
Si tratta di pasticcini a base di mandorle, zucchero e albume, diffusi e conosciuti in varie regioni d’Italia. La loro origine è incerta, e si ipotizza che possano aver subito l’influenza della pasticceria arabo-spagnola. Fanno la loro comparsa in Italia nel corso del XVII secolo, contemporaneamente alla accresciuta disponibilità di zucchero, ingrediente fondamentale per la loro preparazione: grazie alla diffusione della coltivazione di canna da zucchero anche in zone più accessibili come Canarie e Azzorre, lo zucchero arrivò in Italia attraverso i porti di Genova e di Venezia. Dai conventi alle corti, tutti iniziarono a sostituire il miele con lo zucchero. e a questa moda non restò insensibile neppure Francesco Moriondo, pasticcere alla corte dei Savoia che, intorno alla fine 1700, creò i suoi primi amaretti a base di mandorle, zucchero e armelline (semi presenti all’interno di pesce e albicocche, dal sapore amarognolo) , che riscossero subito successo e apprezzamenti. Quindi si potrebbe dire che gli amaretti siano nati in Piemonte, ma non dimentichiamo che ne rivendicano la paternità anche la Lombardia, la Liguria, l’Emilia e la Sicilia. Non dobbiamo infatti dimenticare i famosissimi amaretti di Saronno, di Gallarate, gli amaretti di Sassello e quelli di Modena. Anche la Sicilia e la Sardegna possono annoverare gli amaretti come dolci tipici della loro pasticceria. La differenza sostanziale che si riscontra tra i vari tipi di amaretti è loro consistenza, che può essere morbida o croccante. Questa suddivisione è stata sancita dal Disciplinare emesso per decreto dal Ministero delle Attività Produttive nel 2005, volto a definire i parametri da rispettare affinché un prodotto possa avvalersi del nome amaretto, per una maggiore tutelare dei consumatori.
Gli amaretti secchi e gli amaretti morbidi differiscono principalmente per l’umidità dell’impasto, e per la percentuale di mandorle, che non può mai essere inferiore al 13% sul totale dell’impasto nel caso degli amaretti secchi, e non inferiore al 35% negli amaretti morbidi. La ricetta che segue è quella degli amaretti sardi, contraddistinti dall’uso esclusivo di mandorle dolci e mandorle amare, senza armelline. Solitamente si presentano di forma tondeggiante con la superficie più o meno screpolata, e con una colorazione più o meno intensa, talvolta si usa decorarli con una mandorla spellata posta al centro, oppure con una ciliegina candita.
Amaretti Sardi
Ingredienti
- 125 g mandorle dolci con la pelle
- 25 g mandorle amare
- 125 g zucchero semolato fine
- 45 g albumi
Istruzioni
- Per prima cosa spellate le mandorle. Tuffatele in acqua bollente per qualche minuto, scolatele e privatele della pelle.
- Fatele asciugare bene in forno a 100 °C, non aumentate la temperatura perché non devono assolutamente tostare. L’asciugatura deve avvenire lentamente a calore moderato. Quando le mandorle saranno ben asciutte tritatele con un mixer insieme allo zucchero.
- Aggiungete l’albume d’uovo e lavorate l’impasto per ottenere una consistenza appiccicosa e abbastanza morbida. Per rendervi conto se il vostro impasto è corretto dovreste riuscire a fare con le mani leggermene umide delle palline che mantengono abbastanza la loro forma.
- Lasciate riposare l’impasto a temperatura ambiente per 12/24 ore senza coprire.
- Dopo che l’impasto avrà riposato fate delle palline grandi circa come una noce e adagiatele ben distanti tra loro su una teglia ricoperta di carta da forno, in alternativa potete utilizzare una tasca da pasticcere senza bocchetta e formare tanti mucchietti.
- Fate cuocere in forno preriscaldato a 160/170 °C per 20/25 minuti fino a doratura.
- Fate raffreddare gli amaretti prima di staccarli dalla carta.
- Per mantenerli freschi e fragranti più a lungo conservateli in scatole di latta ben chiuse.
10 Comments
Cuochina
Buona domenica carissima Susanna!
Nell’aria si inizia a sentire l’arrivo delle feste natalizie che porterà anche i profumi di questo periodo a noi conosciuti e molto graditi. E ciò succede anche nella meravigliosa cucina aperta di Quanti modi di fare e rifare nella quale da oggi inizia la grande saga dei dolci per Natale.
Cuochina, Anna e Ornella, ti ringraziano per la tua splendida versione degli Amaretti di Nicola e ti invitano a visionare tutte le altre meravigliose versioni nel post della Cuochina ad esse dedicate. Senza dimenticare di lasciare un saluto personale a tutti gli altri amici delle nostre scorribande culinarie!
Il prossimo mese saremo a casa di Maria Vittoria & Braccio Destro per fare I biscotti allo zenzero. Ti aspettiamo!
Un abbraccio
Cuochina
Afrodita
Carissime Anna e Ornella, grazie a voi per accoglierci ogni volta nella vostra cucina aperta. Il profumo del Natale ormai è nell’aria, e non mancherò all’appuntamento di dicembre per preparare i biscotti allo zenzero!
Un bacione
Maria Vittoria
E’ sempre bello ritrovarsi per i Quanti modi di fare e rifare, golosa anche la tua versione, ti aspettiamo da noi il mese prossimo, buona domenica!
Afrodita
Ci sarò sicuramente, perchè non è Natale senza i biscotti allo zenzero, non vedo l’ora di sentirne il profumo!
Elena
davvero deliziosa questa ricetta e il riposo prima della cottura penso sia davvero importante per la buona riuscita della forma… un bacione!
Afrodita
Ciao Elena, si ho sperimentato che il riposo è in effetti molto importante, per non ritrovarsi con dei dischi volanti!
A presto!
La cucina di Anisja
Ecco, l’impasto doveva riposare! ho capito perchè i miei si sono seduti 🙂
Una versione favolosa, sono bellissimi e perfetti, complimenti!
Afrodita
Grazie Anisja,
per ottenere questo risultato ho dovuto fare un paio di esperimenti, e al secondo tentativo ho finalmente capito quale temperatura del forno fosse migliore, e che l’impasto doveva riposare.
Un bacione!
apelaboriosa
ciao Susanna,
solo ora, ma non potevamo mancare..
dire che sono belli è poco i tuoi amaretti…sai che li vogliamo rifare per le feste??!!
Bello e curato il tuo post con tante notizie storiche .che leggiamo sempre con grande curiosità e piacere.
Un bacio dalle 4 apine
Afrodita
Carissime, grazie di essere passate! Anch’io li voglio rifare, sono troppo buoni ed anche un’ottima idea regalo 😉
Sono felice che leggiate con piacere le mie introduzioni e che le troviate interessanti!
Un bacione a voi